Thursday 10 November 2016

Aragosta nel mito

Il colore e il mito, due universi differenti eppure profondamenti legati. L’esperienza emotiva e simbolica dei colori e quella intuitiva del mito nascono dal contatto con la natura, dal senso di mistero e di sacro che essa irradia. Culture diverse nel tempo e nello spazio e anche singoli individui possono dare ai colori valenze simboliche differenti, ma il loro effetto fisiologico resta immutato e uguale per tutti, ad esempio il rosso e il giallo eccitano, mentre il blu ha un’azione terapeutica e calmante.

Il colore Aragosta è difficilmente riscontrabile nella mitologia, però si avvicina molto alle tonalità del rosso, quindi nella nozione positiva può essere connesso a gioventù, salute, vigore, bellezza e forza. A dimostrarlo è il 'flammeum', un velo rosso-arancione indossato dalle spose romane il giorno delle nozze, di tonalità simili al color aragosta, questo velo scendeva dal capo della sposa per coprirne la parte alta del volto e, nel corso della cerimonia, veniva sollevato e teso anche sul capo dello sposo. La presenza del flammeum nell'abbigliamento tradizionale della sposa romana deve probabilmente la sua origine alla flaminica Dialis, la moglie del Flamine Diale, sacerdote di Giove: la flaminica indossava un abito e un velo color fiamma con il quale durante i sacrifici si velava il capo. Il flammeum era considerato un segno di buon auspicio, poiché alla flaminica non era lecito divorziare. Secondo altri invece il flammeum aveva una valenza simbolica negativa, in quanto rappresentava la rinuncia alla libertà e la reclusione fra le pareti domestiche. L'importanza di questo capo di abbigliamento per la sposa romana era tale che l'atto di sposarsi per la donna era detto nubere, ossia in senso proprio "velarsi, prendere il velo".

Flammeum

Il color aragosta inoltre si può ricondurre al colore rosso, fulcro di moltissimi miti antichi:

· Il rosso nella cristianità: agli albori della cristianità il rosso simboleggiava lo spirito santo, inoltre come simbolo di sacrificio dell’iconografia, il cristo è spesso rappresentato con un manto rosso sopra ad una veste bianca. 

· Il rosso colore della guerra: l’astrologia suggerisce un altro modo di interpretare il rosso associandolo al colore di Marte il dio della guerra. La scelta di identificare il pianeta Marte con l’omonimo dio è dettato dal colore del pianeta che è il rosso dovuto agli ossidi di ferro prevalenti sulla sua superficie. Un altro motivo che lega il rosso alla guerra è il fuoco del metallo nella fornace. 


· Il rosso colore degli Inferi e della distruzione: in Occidente è spesso il Diavolo ad essere rappresentato con i colori rosso e nero. Soprattutto in Egitto tale tonalità è sinonimo di collera divina, di pericolo, è collegato con l'idea della profondità (del sottosuolo) e con quella del fuoco, del magma infuocato, degli Inferi. E’ per questo motivo che la scrittura geroglifica era in inchiostro nero per valenze positive, in rosso per quelle negative, essendo legato a Seth, assassino del proprio fratello Osiride, rappresentato con occhi e capelli rossi. 

sec. XVIII-XIX- olio su tela, Diocesi di Verona

· Il rosso nel buddhismo: Amitabha, caratterizzato dal colore rosso, è uno dei cinque Buddha trascendentali, personificazioni degli aspetti astratti del Buddha. Essi si dice favoriscano il processo di trasformazione in cui specifiche negatività umane sono cambiate in qualità positive. In particolare si ritiene che meditando sui singoli colori, che contengono le loro rispettive essenze, possono essere conseguite delle vere e proprie metamorfosi ad esempio il rosso trasforma l'illusione di attaccamento nella saggezza del discernimento.

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